Telefono a Dario Bidoggia, manager in Toscana. Io sono in ufficio a Milano, lui mi racconta che dalle finestre della sua casa in Versilia vede il mare.

Che cosa sognavi di fare da piccolo?
Vendere. Da bambino barattavo gadget e figurine… ho sempre avuto una forte propensione alla vendita. E poi mi affascinavano le storie delle persone: le ascoltavo e mi immedesimavo in loro.

Tra tutte le storie che ti sei fatto raccontare, qual è una di successo?
Innanzitutto la mia! Anche se non ho raggiunto alcun traguardo particolare, ne vado fiero.

Raccontamela.
Sono torinese ma dopo una vacanza “galeotta” durante la quale conobbi mia moglie mi trasferii subito in Versilia e iniziai a lavorare come commesso. Cinque anni dopo avevo tre negozi di telefonia e dieci dipendenti. Nel 2006 conobbi Fabio Rossi, allora neo-manager Repower in Toscana, che mi propose di entrare a far parte della sua squadra. Sai quando ti dicono: “Sei stato fortunato”? A me lo dicono spesso. Sì, forse lo sono. Però penso che si debba andare incontro alla fortuna. E per farlo bisogna circondarsi di cose belle: io in Fabio avevo trovato una persona bella e in Repower una bella azienda. E visto che volevo farne parte, ho deciso di credere in quest’impresa.

Come sono stati i primi mesi da neo-consulente in questo nuovo mondo?
Beh, vediamo. Come posso raccontarteli in modo semplice? Hai presente l’ottovolante del luna-park?

Sì...
Ecco: un’altalena di emozioni. Passare repentinamente da una sensazione di difficoltà, di disagio, di impossibilità a proseguire… a – di colpo – gioia, autostima e voglia di conquistare nuove mete.

Qual era la difficoltà principale?
L’elevato grado di incertezza, tipico di qualsiasi inizio imprenditoriale.

Penso che si debba andare incontro alla fortuna.

E per farlo bisogna circondarsi di cose belle.

Dario Bidoggia

Come l’hai superata?
Ho dovuto credere nel progetto in cui stavo investendo: ho gettato il cuore oltre l’ostacolo. E l’ho fatto col supporto di mia moglie che mi ha dato grande sostentamento.

Che cosa pensi della sede?
Che nei momenti di difficoltà sia stata veloce e dinamica nel cambiare rotta. Ogni volta che vengo in sede riconosco l’ottimismo di chi ci gestisce e la voglia di migliorarci sempre.

Una soddisfazione da manager?
Vedere i miei collaboratori lavorare con il sorriso sulla bocca.

Come li affianchi?
Provo sempre a indirizzarli verso il pensiero positivo. È un insegnamento di mia suocera, una donna che ha vissuto molte disgrazie. Il suo motto è: “A tutto c’è rimedio”. E ora è anche il mio.

Il candidato più originale che hai esaminato?
Un ragazzo equadoregno che voleva a tutti i costi lavorare con noi, voleva vendere energia. Purtroppo però non parlava e non capiva l’italiano. Ma ho visto una luce nei suoi occhi, di grinta e determinazione, quindi l’ho lasciato con la promessa di risentirci entro un anno durante il quale avrebbe studiato l’italiano. È stato un incontro che mi ha emozionato, ho visto i confini della nostra società allargarsi.

Un sogno che hai realizzato?
Essere soddisfatto di quello faccio e vedere anche la soddisfazione delle persone intorno a me. Per questo considero la mia una storia di successo.

 


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